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Il Duca e il suo castello (parte quarta)


di PassPa
28.06.2024    |    4.813    |    9 9.4
"Mi chiesi cosa sarebbe successo, ma ero stanco e mi diressi verso il letto..."
Mi asciugai da tutti quegli umori che erano sul mio corpo. Non avendo praticamente peli fu semplice togliere il grosso, un misto di sudore e sborra. Ne fuoriusciva anche da buco del mio culo che toccando sentii molto largo, ma morbido. Asciugatomi mi sedetti in una delle poltrone aspettando, così come mi era stato detto. Subito dopo sentii aprire la porta ed entrò il maggiordomo con un vassoio in mano con il mio caffè. Evidentemente il Duca lo aveva avvisato che lui era andato via.
Lo presi e gustato riposai la tazzina. Quindi lo guardai e lui mi fece cenno di seguirlo. Percorremmo il solito corridoio e arrivammo nella stanza in cui alloggiavo. Era pomeriggio inoltrato, quindi mi chiesi cosa avrei dovuto aspettarmi.
Il maggiordomo mi disse di andare a lavarmi e che avrei potuto riposare in vista della cena e della serata. La notizia mi fece piacere, così non solo mi sarei pulito ma avrei riposato un poco e avrei rilassato anche il mio povero buco del culo. Mi lavai, stavolta da solo, anche se il maggiordomo era lì. Mi asciugai e mi distesi. Lo guardai sedersi accanto a me, ma vestito. Mi addormentai quasi subito.
Fui svegliato da una carezza sul viso e aprendo gli occhi vidi che il maggiordomo era sempre lì. Mi fece cenno di alzarmi, di sciacquarmi e vestirmi nuovamente. Ancora una volta vestiti differenti. Stavolta un paio di pantaloni larghi ma neri e una camicia di seta bianca. Anche stavolta non c’erano scarpe, ma avevo visto che tranne il Duca nessuno all’interno della casa ne portava. Uscimmo dalla stanza e prendemmo un altro corridoio e scendemmo da un’altra scala verso la parte che si affacciava verso la campagna. Arrivammo in un salone dove vidi una tavola apparecchiata elegantemente e contai i posti apparecchiati. Erano quattro. Uno immaginai per il Duca. Uno per me (sperai). E gli altri due? Lo avrei scoperto da lì a breve.
Mi fu versato un bicchiere di vino e mentre lo assaggiavo fui lasciato da solo. Guardai un po' la stanza ma soprattutto il giardino che si vedeva e che comunicava con la campagna. Un posto bellissimo devo dire.
Sentii delle voci provenire dal corridoio e appena le porte si aprirono vidi entrare il Duca seguito da altri due uomini. Dovevano avere più o meno la stessa età del Duca. Anche nel loro caso molto ben portata. Erano, però, molto differenti tra loro e dal Duca. Uno era completamente pelato, senza barba, alto e magro. Ma si capiva muscoloso. Dalla camicia aperta sul petto si vedeva che non aveva pelo. Un bel sorriso e degli occhi chiarissimi. L’altro, al contrario, sembrava un arabo. Leggermente scuro di carnagione, con una bella barba curata ma corta e scura. Occhi nerissimi. Non così alto come gli altri due ma robusto, muscoloso. Aveva una tunica larga e molto colorata. Il Duca mi presentò come l’ospite della serata. Mi sorrisero e mi diedero una carezza in viso. Preso del vino anche loro brindammo alla serata e tra sorrisi nei miei confronti ci sedemmo a tavola. Guardandolo mi chiesi se l’uomo che avevo pensato fosse arabo, vista la barba, era quello che mi aveva scopato prima nella biblioteca. Ma non potevo certo chiederlo ….
Da una porta entrò quello che doveva essere il cameriere, un’altra delle persone che sapevo vivevano al castello. Il Duca aveva proprio buon gusto a scegliere il personale. Avevo conosciuto il cocchiere e il maggiordomo soltanto, e devo dire che erano proprio dei maschi fantastici, anche se del cocchiere non conoscevo le doti nascoste ancora. E anche il cameriere era notevole. Era un mulatto. Capelli cortissimi e dei baffi molto folti e neri. Lunghi che incorniciavano le labbra carnose. Era in divisa, ma molto sagomata sul suo corpo che era, anche in questo caso, molto bello e sexy. Le gambe erano soprattutto quello che colpiva. Fasciate dai pantaloni erano proprio grosse, quelle cosce erano quanto le mie due messe insieme e forse di più. Anche le mani mi colpirono quando si avvicinò per servire. Grandi e lunghe. Ed emanava un odore buonissimo.
La cena si svolse tranquillamente. In effetti io mangiai con piacere visto che i tre uomini parlavano tra di loro senza mai rivolgersi a me, se non sorridendomi ogni tanto. Ma andava bene così.
Era tutto molto buono ed abbondante e il dessert aveva un sapore magico. Bevemmo non poco. O meglio loro bevvero non poco. Ma sembravano reggere molto bene.
La cena durò circa due ore, quindi passammo nel salottino esterno verso la campagna dove delle poltrone ci accolsero. I tre uomini si accesero sigari e sigarette, per rilassarsi, mentre il cameriere ci serviva dell’ottimo porto. Io stavo bene, anche se mi chiedevo cosa mi aspettava. Escludevo che la serata si sarebbe conclusa così, con una cena e del relax.
Notai che ad un certo punto il cameriere era sparito. Aveva sparecchiato e pensai che i suoi servigi erano terminati. Mi sbagliavo di grosso, come avrei scoperto da lì a poco. I suoi servigi dovevano ancora iniziare ….
Quando il Duca e i suoi ospiti avevano finito di fumare e di chiacchierare, si riempirono nuovamente i bicchieri di porto e si alzarono. Il Duca mi guardò sorridendo e capii che dovevo alzarmi anche io. Stavo per riempirmi il bicchiere ma un suo sguardo mi fece capire che non dovevo e posando il bicchiere li seguii. Rientrammo nel salone e da lì ci dirigemmo verso una porta in fondo. Appena entrati nella nuova stanza vidi che si trattava di una stanza abbastanza spoglia se non per alcune poltrone con dei tavolini accanto e posizionate di fronte una specie di palcoscenico non molto rialzato e illuminato da dei fari. Al centro del palcoscenico era posizionato un grande materasso, coperto da una cerata.
Il Duca, che come sempre non mi diceva nulla di cosa dovevo fare, mi guardò e stavolta mi porse un foglietto che conteneva poche ma chiare istruzioni.
Dovevo per prima cosa andare in un piccolo servizio che c’era dietro il palcoscenico e spogliarmi. Poi lavarmi per bene ovviamente anche intimamente e ritornare nudo nella stanza, salire sul palcoscenico, piazzarmi sopra il materasso e mettermi in ginocchio dando le spalle alla zona delle poltrone.
Lo guardai e come sempre ubbidii. Seppure la mia era una situazione di sottomissione, non avevo sinora subito alcun maltrattamento e poi mi piaceva.
Andai, feci quello che era scritto e con un po' di agitazione rientrai nella stanza. Gli uomini avevano preso posto nelle poltrone, avevano ripreso a fumare i sigari e a bere il porto e aspettavano lo spettacolo di cui io, avevo capito, ero uno dei protagonisti. Ma chi era l’altro protagonista? O magari sarebbe stato più di uno?
Mi posizionai al centro e la luce dei fari mi illuminavano per bene da dietro. Come ho detto ho un corpo esile, ma ben fatto e forse il fatto che non ho praticamente peli sul corpo era una cosa eccitante per loro. Restavo fermo, aspettando che succedesse qualcosa o che mi dicessero cosa fare. Li sentivo parlare ma a bassa voce e ogni tanto ridevano.
A un certo punto vidi che un altro faro illuminava un lato del palco e con la coda dell’occhio vidi una figura che entrava e saliva sul palco avvicinandosi piano al materasso. Prima non capivo chi era, se lo conoscevo, ma subito dopo che si era avvicinato capii che era il cameriere mulatto. Non aveva più la divisa, ma era completamente nudo. Senza muovere troppo la testa per paura di essere richiamato, lo guardai. L’impressione che avevo avuto era corretta. Le cosce molto forti, le spalle larghe, un petto ben sviluppato con poco pelo al centro e due pettorali molto forti al centro dei quali due capezzoli grossi e scuri su cui brillavano due anelli molto grossi, anche di più di quelli del Duca direi. I baffi luccicavano e le mani erano possenti. Al centro del pube pendeva un cazzo non troppo lungo in verità, ma molto spesso. Chissà che non era quello che mi aveva scopato nel pomeriggio senza che lo vedessi, anche se mi sembrava dalle sensazioni fosse più lungo quello che mi si era piantato nel culo. Si avvicinò, si fece ammirare dal pubblico e sentii i due ospiti che applaudivano. Dopo si accostò a me e cominciò a toccarmi la schiena, la testa, le gambe, il petto e il culo. Ma lo faceva con molta forza, non come se mi accarezzasse ma come se saggiasse la sua preda. Di colpo mi afferrò per i capelli e mi sollevò la testa per guardarlo. Mi sorrise e per il leggero dolore aprii la bocca. Forse era quello che voleva, perché mi sputò dentro un bel po' di saliva per poi infilare dentro la cappella. Era tonda, setosa, e già bagnata. Infilò solo quella e iniziò a muoverla in senso rotatorio. Mi teneva sempre per i capelli e questo gioco sentivo che lo faceva godere e il suo cazzo prendeva ancora più consistenza. Mi scopava la bocca avvicinandosi sempre più con quelle sue cosce da urlo. Si capiva che oltre che godere, il vero scopo era dare spettacolo e quindi mi distese a terra supino e calò il suo cazzo direttamente nella mia gola. Come ho detto non era lungo, ma molto grosso, quindi non era facile ingoiarlo. Ma a lui importava poco. Spingeva sempre più giù slogandomi la mandibola. Emettevo suoni e producevo saliva cosa che evidentemente agli spettatori piaceva perché applaudivano. Poi lo tirò fuori di colpo e lo vidi che colava saliva ed era lucidissimo, oltre che veramente duro. Mi tirò per le braccia e mi fece alzare. Dato che era abbastanza più alto di me comunque, mi sollevò con le braccia e mi ritrovai appeso al suo collo cui mi aggrappai. Le sue grosse mani mi presero le gambe e le misero dietro di lui, avvinghiato. Mi teneva dalle natiche che le sue mani contenevano totalmente. Iniziò a baciarmi, infilandomi la sua lingua più in fondo che poteva e stringendomi le natiche. La sua lingua roteava per poi leccarmi la faccia e le orecchie che mordicchiava sussurrandomi che mi sarei ricordato di lui. Sentivo che il suo cazzo era ancora durissimo, visto che ne sentivo la rigidezza nello spacco del culo, come se ci fossi seduto sopra. Le sue dita cercarono il mio buchetto che cedette a due dita subito e poi anche ad altre. Tenendolo aperto ci poggiò la cappella e con una spinta verso il basso mi penetrò di colpo, facendomi sentire tutta la grossezza. Urlai forte e questo fece scattare un altro applauso dal pubblico. Una volta dentro cominciò a usarmi come se fossi una bambola, quasi come se si masturbasse con il mio culo. Era una sensazione assurda. Il dolore era molto forte, ma mi piaceva da matti. Ero attaccato al suo collo e lui mi scopava camminando per far vedere a tutti come mi scopava e per farmi capire la sua potenza. A un certo punto mi staccò le braccia dal collo e mi spinse in avanti facendomi inarcare la schiena all’indietro sino a quando mi ritrovai a testa in giù ma sempre con il suo cazzo dentro. Potevo vedere i maschi e il Duca che ridevano e che si toccavano i cazzi da sopra i pantaloni. Mi scopò per un po' in questa posizione, molto scomoda per me, ma che mi faceva sentire per bene il suo cazzo che si muoveva dentro. Poi decise di cambiare ancora posizione, chinandosi e mettendo la mia schiena per terra, continuando sempre a scoparmi sempre più forte. Del resto questa nuova posizione gli permetteva di far leva sulle gambe e quindi la sua potenza si scatenò. Mi spostava in avanti con colpi molto forti e vedevo che godeva e sudava moltissimo. Eravamo bagnati dal sudore ma non importava. Cambiò ancora posizione e mi mise di fianco, e ancora una volta aveva cambiato senza mia uscire dal mio culo. Era come ancorato dentro e la cappella la sentivo enorme. Mi scopava, mi scopava e mi insultava. Sempre con il cazzo dentro di me che si muoveva mi girò ancora e mi cavalcava a pecora. La cosa strana era che mentre lo faceva si alzò in piedi e mi reggeva dalle ginocchia mentre io mi tenevo con le braccia per terra. Cominciò a camminare sempre scopandomi costringendomi ad avanzare con le braccia. Si avvicinava agli ospiti. Voleva far vedere il tutto da vicino e io mi ritrovai con la faccia a pochi centimetri dai pacchi del Duca e dei suoi due ospiti. Mi fece poggiare la faccia su di essi, a turno. Così da poter saggiare la consistenza. Devo dire che anche questi promettevano bene. Uno soprattutto, quello dell’uomo calvo, sembrava molto lungo visto che lo sentivo poggiare sulla coscia. L’altro, quello dell’indiano, sembrava doppio ma nella media. Quello del Duca conoscendolo già potevo immaginarlo. E fu proprio davanti al Duca che il cameriere si fermò e cominciò una cavalcata assurda che mi sconquassava tutto. Era difficile tenermi da qualche parte vista la violenza che mi veniva usata. A un certo punto capii che stava per arrivare alla conclusione. Il cazzo dentro era veramente di una grossezza assurda e accompagnata da dei suoni animaleschi percepii getti di sborra caldissima che mi riempivano. Una parte me la riversò sulla schiena, forse per far vedere agli ospiti la sua potenza. Appena finito mi tirò per un braccio al centro del palco e messosi sopra di me cominciò a scrollarsi il cazzo per far uscire tutto la sborra su di me. Ma stava continuando troppo e capii il perché subito dopo quando vidi che un getto di piscio cominciava ad uscire e mi faceva una doccia dorata. A questa visione sentii di nuovo gli applausi e io per istinto aprii la bocca ….
Finito di pisciarmi di sopra il cameriere mulatto mi guardò, mi schiacciò un occhio e uscì di scena. Io ero stremato. Felice ma stremato. Ero disteso su piscio e sborra ma non mi importava. Questa prima giornata ne avevo visti e sentiti su di me tanti di umori, che ci stavo facendo l’abitudine. Calmato un po' sentii che il Duca parlava con i due ospiti quasi come se contrattassero qualcosa. Ad un certo punto vidi in un angolo il maggiordomo, che probabilmente dal fondo aveva visto tutto, e che mi fece cenno di alzarmi e seguirlo. Mi diede un asciugamano per togliermi di dosso il grosso e mi accompagnò nella mia stanza. Mi disse di fare l’ennesima doccia e di pulirmi bene. Dopo averlo fatto mi sarei dovuto mettere a letto. Stavolta mi fece fare la doccia senza che mi guardasse (o partecipasse) e mi rilassai un poco. Pensavo che uscendo l’avrei trovato e che mi avrebbe messo a letto, o forse mi avrebbe fatto compagnia. Invece uscendo dal bagno non c’era e la stanza era quasi al buio. Mi chiesi cosa sarebbe successo, ma ero stanco e mi diressi verso il letto. Appena fui vicino e stavo per distendermi mi accorsi che c’era qualcuno che mi aspettava ….. (continua).
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